Associazione Comunità Nazaret

"LA LACRIMA DI ULISSE" -Lettera 244

31 maggio 2016

"LA LACRIMA DI ULISSE"

 

Care sorelle e fratelli Nazareth

sarà stata l’immersione nel mondo classico di giorni fa durante la visita a Otricoli che mi ha portato a scrivere la lettera di collegamento, pensando ai valori di un passato che a volte, senza timore di nostalgie, si assapora con gusto e si avverte il desiderio di attualizzarlo.

Ulisse, l’Odisseo di Omero, è un simbolo al quale è bene ricorrere di tanto in tanto, soprattutto quando si nota, nel tempo che viviamo, che buona parte della società umana va preferendo valori e tematiche superficiali e, ancor peggio, artificiali. E’ triste notare quanto il volto umano sia attirato da miti vuoti e da significati sbiaditi.

Faccio ricorso a una lacrima. Una lacrima narrata dal grande Omero che, descrivendo il ritorno a Itaca di Ulisse, tratteggia con una maestria indescrivibile l’incontro tra il figlio di Laerte e il fedele cane Argo, il quale, vecchio e coperto di zecche e capace solo di muovere la coda, saluta con amore il suo padrone.

Questo avviene dopo vent’anni. Il cuore di Argo è vivo. Giovane. Incontaminato dalla furia dei Proci che con violenza inaudita tradiscono il re, l’amico, il coraggioso Ulisse. I Proci sono 108 giovani della nobiltà di Itaca.

Attaccati a un potere che non spetta loro. Violenti. Viziosi. Simboli di quella inaudita umanità che niente meriterebbe e che solo la misericordia divina può prendere in considerazione.

Ma torniamo alla lacrima di Ulisse. Un incontro fondamentale per l’eroe omerico che dopo vent’anni trova consolazione nello scodinzolare di Argo che lo attendeva e che con i colpi di coda comunica al suo padrone la gioia di averlo ritrovato.

Amici, quanto è grande la Sapienza di Dio che solleva il capo a chi crede di non farcela!

Quanto è chiara la fedeltà del Creatore che non esonera nessuna creatura dal sentimento della pietà, della riconoscenza, della gratitudine.

Anche lì lo Spirito soffia. Anche nei meandri più nascosti della creatura più dimenticata e inerme si nasconde e si manifesta la grandezza dell’esistenza.

Bene. Un uomo della forgia di Ulisse permette a una lacrima di uscire dalla sua dimora e comunicare al vecchio Argo che il suo amore per lui è rimasto incontaminato, anche dopo tanti anni. E tutto questo all’insaputa del servo Eumeo, il quale non nota la grandezza della relazione furtiva tra il re e il suo cane. Ricordate?: “Noi siamo quelli ...quando nessuno ci vede”.

Se non entriamo attraverso la “porta stretta” (cfr Matteo 7,13) di una lacrima generosamente donata, come potremo difenderci dal male più grande di noi?

Il Figlio di Dio ha emesso lacrime in abbondanza. Non solo davanti all’amico Lazzaro morto, non solo nella solitudine misteriosa del Getsemani. Gesù ha pianto sicuramente altrove. Gesù ha pianto di nascosto, e quelle sue lacrime avranno bagnato questa terra che il sole e l’aria hanno poi asciugato senza che l’umanità se ne accorgesse. Sappiate che le vostre, le nostre lacrime, sono tutte contate e gelosamente conservate nel lacrimatoio celeste, dal quale neppure una...una sola lacrima evaporerà sparendo nel nulla. Percorriamo la nostra strada con serena fiducia. Partiamo e ritorniamo senza remore alla nostra Itaca. Ci sarà sempre un amico Argo che scodinzolerà donandoci l’ultimo saluto senza che nessuno se ne accorga. E’ l’ Ulisse che è in noi.

Prossimo incontro: a Ospedaletto, Sabato 25 Giugno ,Chiesa parrocchiale alle ore 16,00 (tel 075 8709101). Vivremo un’ora di Adorazione Eucaristica e successivamente l’incontro comunitario sul documento Misericordiae vultus, (portiamo con noi il testo!). Sarà presentato e approvato anche il Bilancio d'esercizio chiuso al 31/12/2015.

Con tanta gratitudine a tutti un caro e fraterno saluto

Don Ruggero

Lettera 244 (pdf)