Associazione Comunità Nazaret

"Privi di fragilita' non siamo degni dello sguardo di Dio" - Lettera 243

26 aprile 2016

"Privi di fragilità non siamo degni dello sguardo di Dio"

Cari fratelli nazareth

Il nostro essere fragili ci salverà. La dimensione umana, arricchita dai nostri limiti, è la nostra vera potenza. Attenti, però, a non intendere i limiti solo come mere povertà. Attenti a leggerli solo come deficit della nostra condizione. Ancora più attenti a sottovalutarli.

L’amore è folle! Sant’Agostino afferma che è impossibile giungere a Dio senza passare attraverso l’uomo. Dio, arriva all’uomo, viaggiando attraverso la sua stessa creatura. Ognuno di noi è particella irrinunciabile del Suo Progetto. Credo sia necessario affrontare con tanta oculatezza e tenerezza tale aspetto che spesso s’incontra nel nostro andare quotidiano. I dati comunitari partono sempre dal costruire a tutti i costi per non trovarsi impantanati nel correre e nel correre invano (cfr Galati capp 1-2).

Personalmente credo che sia sempre più necessario il lavoro su se stessi. Ad esempio il non trascurarsi e porre attenzione al campo dell’interiorità attraverso un ascolto profondo della Parola di Dio e il vivere la Preghiera che non si accontenti delle preghiere, ma che vada alle radici delle nostre scelte profonde. Dopo la Parola e la Preghiera è anche necessario ricorrere alle esperienze che ci precedono. Ad esempio, nella vita dei santi incontriamo, con puntualità, discordie, contrasti, avversità sempre affrontate con umiltà e senso maturo della vita e mai da perfezionisti. Lontani dall’avere un’idea alta di se stessi. L’apostolo ce lo insegna: Guai a me se montassi in superbia, ci ricorda Paolo di Tarso (2 Corinzi 11.33 ss).

Che meraviglia scoprirsi oggetto di un amore folle che ha compiuto l’abbassamento del Figlio di Dio fino a farsi uomo e non solo, fino a divenire Lui stesso peccato, anche se in Lui non v’è peccato.

Lui “si è addossato i nostri dolori” (Isaia 53,12). E tutto questo perché il Suo folle Amore potesse sperimentare il deserto del peccato, dell’abbandono. Quindi passare a compiere il passo successivo: quello di considerare le fragilità non come ostacoli indesiderati ma bensì come occasione di incontro con il Dio dell’Amore e della Compassione che altro non è che compartecipazione da parte del Padre ai limiti dei figli. Se non fosse così relegheremmo Iddio Padre a un demiurgo che crea e poi abbandona le creature a se stesse.

Grazie a Lui le nostre fragilità sono la parte più preziosa del nostro essere, quella parte di noi che ci guadagna la conoscenza del vero Volto Divino: l’apice del Suo Amore. Tutto di Lui. Fino all’ultima particella ignorata dalla nostra distrazione.

Se ci rendessimo conto di quanto sia immenso questo oceano di amore forse riusciremmo a sfiorare la divinità che portiamo dentro sin da quando Lui ci ha desiderati e ci ha chiamati all’esistenza.

Ringraziamo Dio per l’esperienza che abbiamo vissuto il 24/25 aprile scorsi in occasione della Solennità della Madre della Luce e sentiamo di essere tutti grati per la bellezza del sentirci donati a Lui nel servizio agli ultimi. Ora ci attende il prossimo incontro Sabato 28 maggio: un’intera giornata che vivremo ad Otricoli, l’antica Ocriculum. Visiteremo l’area archeologica, la Collegiata e termineremo con la celebrazione della S.Messa alle ore 17,00. A pranzo mangeremo insieme in trattoria. Il costo di tutto (viaggio e pranzo è di 40 euro a persona). La partenza da Marsciano è alle 7,30. S.Venanzo 8,00, Morrano-Orvieto 8,30-8,45.

Spero che saremo presenti per vivere insieme una giornata di fede e di cultura.

Un fraterno abbraccio a tutti

don ruggero

Lettera 243 (pdf)