Associazione Comunità Nazaret

Quei due corpi mai trovati - Lettera 236

03 settembre 2015

"Quei due corpi mai trovati"

 

Cari Nazareth, quei due corpi mai trovati…..e quando non si capisce come Dio la pensa

Tale sarebbe dovuto essere il titolo completo della presente lettera. A cosa mi riferisco? Desidero riferirmi a due corpi di grandi della storia della salvezza: Mosè ed Elia. Di quest’ultimo non si sa niente di chi fosse figlio, quale fosse stata la sua origine e, alla fine della sua missione fu rapito su un carro di fuoco dopo tanto fuggire dal male, dopo tanta persecuzione. E del tanto amato Mosè? Il quale dopo una vita di stenti: il salvato dalle acque fu perseguitato sin dal grembo materno. Reso nobile dal faraone e poi da questi inseguito. Per non parlare del ruolo di guida di un popolo che lo capisce e lo segue come fa un semaforo impazzito all’incrocio di una strada trafficata. E poi…alla fine, per un dubbio avuto, punito col vedere solo da lontano la terra promessa, senza poterci mettere il piede e fermarsi agonizzante sul Monte Nebo. Ma vi rendete conto che razza di logica è questa? Quei due santi corpi mai trovati. Anzi, introvabili, volatizzati. Non mi riferisco solo al fatto che avremmo voluto avere i resti mortali di Mosè e di Elia da qualche parte e poi poter andare a rendere omaggio ai due più grandi collaboratori di Dio durante lo svolgimento della storia della salvezza. Mi riferisco al fatto di quanto sia impossibile interpretare la storia e gli avvenimenti che ci vengono proposti con la lettura e lo scrutare i sacri versi della Bibbia. E’ libro ispirato ma è libro umano, non dimentichiamolo. Senza lo Spirito Santo che ci illumina, ci rinfranca, ci permette di andare oltre non potremmo mai farcela. E’ Lui, lo Spirito Santo, il Maestro dell’ora, come lo definisce San Giovanni della Croce, a darci tutto ciò che ci necessita. I grandi studiosi, i grandi dello spirito e neppure tutta la sapienza di questo mondo è sufficiente per comprendere Dio e rimanere alla sua sequela. Forse per questo sul Tabor, Gesù, durante la trasfigurazione, discute con Mosè ed Elia. Forse avrà loro chiesto, ma dove eravate? Ma dove state? Ma perché è avvenuto tutto quello che vi è accaduto. Una luce. Una luce inaccessibile, sfolgorante. Tale da non riuscire ai tre Pietro, Giacomo e Giovanni di guardare. Di fissare lo sguardo. Una luce che li ha invitati a contemplare e restare estasiati, per non dire intontiti e poi scendere. Scendere le scale del Tabor. Scendere le scale della vita.

Perché il loro posto era laggiù. Perché ancora non era giunta l’ora di prendere le distanze da quel mondo. Che assurdo! Quanto lontano da me il capire, anche minimamente e saggiare quanto le sue vie sono lontane dalle nostre. Vorrei ancora ritornare ai due grandi Mosè ed Elia che il popolo attende affinché ci vengano incontro. Ad attendere che uno scenda dal Monte Nebo a fermare la violenza e il sopruso e l’altro che si paracaduti dal carro di fuoco che forse ancora sta fendendo le nubi. Pazzesco. Semplicemente pazzesco. Non trovo parole più adatte, perdonatemi. Concludendo, volevo suggerirvi di non farvi mai prendere dal panico per ciò che i nostro occhi vedono e le nostre orecchie odono. Gesù lo ha detto. Ricordate? “perché i vostri occhi vedendo non vedano e le vostre orecchie udendo, non odano…”. Ma certo che è qui la risposta. Non c’è la risposta. Dio non è una domanda alla quale rispondere. Dio non è un quesito al quale trovare la soluzione. Dio fa quello che vuole, indipendentemente da ciò che l’uomo opera e progetta. Non lasciamoci intimorire dagli avvenimenti e dalle impreviste situazioni che ci capitano. Viviamole perché in esse c’è il mistero dell’esistenza e più ci allontaniamo dal raziocinio logico ma fuorviante e più avremo tra le mani la bellezza che salva. Assaporeremo il gusto del modo di essere di Dio che è libero e accattivante. Non andiamo a caccia di profeti. I profeti hanno vissuto così, lasciandosi condurre e rapire dallo Spirito. Lungi da noi lo stare lontani dall’equilibrio e dalla Scuola della Chiesa, che rimane Maestra di verità in quanto è Lei che mi abilita a pensare e a ricevere lo Spirito che soffia dove e come vuole. A una condizione che assaporiamo e ci nutriamo della vera libertà del Cristo, Signore della storia.

Prossimo incontro: giovedì 1 ottobre visita a Barbiana-Don Milani partenza pulman ore 7,00 da S.Venanzo e 7,30 da Orvieto. Pranzo a sacco. Prenotarsi massimo 30 persone.

Don Ruggero

Lettera 236 (pdf)